Santa Maria dell'Assunta

Della Diocesi di Larino questa è la chiesa più nota dopo la cattedrale; nel 1926 venne dichiarata edificio di interesse nazionale dall'allora Soprintendenza all'arte Medioevale e Moderna per l'Abruzzo e il Molise.

Ripabottoni un tempo era un importante centro di servizi e di scambi in quanto sorge nelle vicinanze del tratturo Celano - Foggia, il percorso che consentiva la comunicazione tra i due caposaldi della transumanza quali il Fucino e la Capitanata. La struttura di questo piccolo centro è articolata essendosi sviluppato seguendo una sorta di policentrismo naturale e nella parte più antica si trova la chiesa matrice del XVIII secolo che con il palazzo Cappuccilli, risalente al XIX secolo, caratterizzano lo spazio molto irregolare nel perimetro e nelle pendenze della piazza, essendo questo spazio il risultato di diverse demolizioni e ricostruzioni di lotti edificati, difatti la stessa chiesa fu costruita sul sito dell'antica chiesa di San Rocco, ad un unica navata contenente tre altari, la quale si ritrovava già cadente, e di alcuni edifici vicini demoliti per l'occasione.

G.A. Tria ritenne necessario costruire una nuova chiesa matrice in quanto constatò che l'antica dedicata a Santa Maria Maggiore, situata nella zona detta Terra Vecchia, a due navate era fatiscente e per giunta appariva insufficiente alle esigenze dell'accresciuta popolazione. (Nota 1)

L'edificazione della nuova parrocchiale ebbe inizio con la posa in opera della prima pietra il 6 maggio 1731 e si concluse entro il 1744 ad esclusione del campanile che a questa data era compiuto fino all'altezza di 33 palmi (Nota 2).

Nel panorama dell'architettura religiosa barocca del Molise questa chiesa ne rappresenta sicuramente uno dei migliori esempi.
Fu realizzata su progetto dell'architetto napoletano Ferdinando Sanfelice [1675-1748], massimo esponente dell'architettura napoletana del suo tempo, il quale viene ricordato in particolare per le scenografiche scalinate, mentre due esempi di progetti di edifici religiosi da lui realizzati sono la chiesa della Santa Nunziatella a Pizzofalcone e la ricostruzione della navata trasversale del duomo di Salerno [1723-30].
E' da ritenersi che anche per la chiesa di Ripabottoni il Sanfelice progettò la breve scalinata che copre l'irregolare dislivello del terreno e se pur non fantasiosa e monumentale, esprime attraverso il suo disegno non banale, la vivace genialità dell'architetto-scenografo. Si sviluppa su tre gradini distendendosi per tutta la lunghezza della facciata seguendo un andamento non lineare bensì articolato con sporgenze, centinate nelle zone angolari, in corrispondenza dei tre ingressi della chiesa. Il restauro effettuato dalla Soprintendenza nel 1967 ne ha comportato la ricostruzione con materiale lapideo differente dall'originario.
Al di sopra del sagrato si erge la facciata tripartita da lesene e suddivisa orizzontalmente in due piani da un cornicione in conci di pietra; nella parte inferiore si aprono i tre ingressi, che immettono nelle tre navate di cui si compone la chiesa, quello centrale è di dimensioni maggiori, i due portali laterali sono sormontati da grandi finestre rettangolari. La parte centrale superiore che ospita una finestra rettangolare è caratterizzata dalla cornice di coronamento aggettante curvilinea ed è legata alle fiancate da grandi volute.
I portali, le cornici delle finestre, il cornicione intermedio, il cornicione di coronamento, le volute, le paraste e le cantonate sono realizzati in blocchi di materiale lapideo, tale configurazione coincide con la descrizione che G. A. Tria riporta nelle Memorie: la sua facciata quasi tutta di pietre lavorate. (Nota 3)

E' comunque da far presente che nel 1896/97 i conci del cornicione furono ricomposti, ma è nel 1910 che la facciata subì una significativa trasformazione con l'applicazione, su tutte le superfici intonacate che la componevano, di un rivestimento in mattoni quadrangolari in cemento di Treviso, sottolineando la parte basamentale con una zoccolatura dell'altezza di circa 200 cm di pietrini scalpellati forse già collocati durante i lavori di restauro del 1903, (Nota 4) il tutto fu rimosso durante i lavori di restauro eseguiti dalla Soprintendenza negli anni '90.
Il portale maggiore si caratterizza per i due piedritti a parasta il cui trattamento materico si prolunga verso l'interno formando gli stipiti e per lo stesso spessore verso l'esterno sulla superficie muraria ripetendo in questo modo la configurazione delle lesene in facciata. Queste paraste sono costituite: dalla base, poggiante su un plinto, formata da una piccola scozia tra due tori di uguale grandezza; dal fusto formato da blocchi di pietra con i giunti distanziati e dal capitello di forma parallelepidea, facente parte dell'architrave del portale, che presenta scolpiti a basso rilievo elementi decorativi. Il frontone spezzato è formato dall'architrave, costituita da conci di diversa pezzatura e definita alle due estremità da un concio sagomato a voluta, su cui vi è appoggiata l'architrave aggettante con modanatura a gola su cui è collocato un frontone curvo interrotto a volute contenente al centro un bassorilievo raffigurante un vaso da cui fuoriescono piccoli ramoscelli.
I portali minori hanno un disegno molto più semplice: stipiti e architrave non sono differenziati, ma hanno la stessa cornice modanata a profilo liscio e curvilineo, sono completati nella parte terminale da un architrave in pietra con la parte superiore a mensola con modanatura a gola. Le finestre che si aprono immediatamente sopra hanno lo stesso tipo di cornice, diversamente dalla finestra centrale che presenta una cornice molto più elaborata e una piccola trabeazione, inoltre agli estremi laterali superiori, all'altezza dell'architrave, si ritrova lo stesso tipo di concio sagomato a voluta presente nel portale maggiore.

La facciata è arricchita di altri elementi decorativi che sono posizionati sul suo coronamento e precisamente in corrispondenza delle due cantonate, delle lesene e dell'asse di simmetria verticale, quello centrale, così come quelli intermedi ma di dimensioni molto più piccole, sono dei piccoli pinnacoli in pietra con base quadrangolare e corpo a bulbo completato da una piccola sfera, mentre quelli estremi hanno il corpo di forma rotondeggiante.
L'impianto planimetrico della chiesa è a sviluppo longitudinale a tre navate (Nota 5) l'aula è separata dal coro e dai due cappelloni di fondo delle navate laterali dalla crociera corrispondente per la parte centrale all'area presbiteriale.

La navata centrale rispetto alle laterali ha larghezza doppia e l'altezza è maggiore di circa 5 metri, è voltata a botte unghiata dove si aprono tre finestroni per lato; le navate laterali, separate dalla centrale da arcate a tutto sesto impostate su pilastri rettangoli, sono suddivise in tre campate voltate a calotta, nella seconda e nella terza sono presenti gli altari, "rimessi a nuovo" negli anni tra il 1897 e il 1903, con proprie edicole riccamente decorate.

Il corpo della crociera rispetto alle restanti parti costituenti l'edificio ha dimensioni maggiori, sia per quanto concerne lo sviluppo in altezza che in pianta, di conseguenza anche i pilastri hanno sezione maggiore e sul primo in cornu Epistolae è collocato il pulpito in legno del '700; la campata centrale rettangolare corrispondente al presbìterio è voltata a cupola a sesto ribassato, mentre i due bracci sono voltati a calotta a base ovale.
Addossati ai muri laterali due altari rialzati su due scalini che si presentano entro edicole molto elaborate provviste di colonne ioniche e composite sormontate da frontone curvilineo interrotto dove trovano posto dipinti settecenteschi in cornici di stucco.
Dietro l'altare maggiore in marmi policromi, ubicato sotto l'arcone, si trova l'ampio vano del coro a pianta quadrangolare che avanza verso l'esterno rispetto ai muri terminali laterali, è voltato a botte lunettata con due aperture ai lati, fasciano le pareti gli stalli lignei settecenteschi da poco restaurati e addossata alla parete trova collocazione l'organo dello stesso periodo con la sua cantoria in legno intagliato e dipinto.
Ai lati del coro in fondo alle navate laterali si attestano due cappelloni con altari, di cui l'altare destro del Rosario fu ricostruito alla fine dell'8OO, una delle due cappelle doveva fungere, secondo le indicazioni del Tria, per uso di sacrestia; successivamente, però, la sacrestia fu ricavata in un ambiente attiguo al cappellone di destra, tale ambiente non è noto se fu costruito appositamente per tale uso oppure semplicemente adattato.
Motivi decorativi a stucco rivestono le lesene addossate dei pilastri, sulla chiave dell'arco sul lato che guarda la navata centrale sono applicati cartigli con teste di angeli alati; le lesene hanno capitelli di ordine corinzio, diversamente da quanto descritto dal Tria che indica quale ordine architettonico utilizzato il toscano, e sopra di esse corre lungo tutto il perimetro della navata, compreso il coro, una trabeazìone senza fregio.
L'interno della chiesa si caratterizza per la ricchezza dei dipinti e affreschi. Autore della quasi totalità di queste opere è Paolo Gamba [1712-1782], nato a Ripabottoni, eseguite in più tempi a partire daI 1740. Grazie all'interessamento di Paolo Francone (Nota 6) feudatario di Ripabottoni, P. Gamba fu discepolo per un breve periodo a Napoli del pittore Francesco Solimena [1657-1747], amico e maestro di pittura del Sanfelice, e nella sua scuola apprese l'arte della pittura barocca napoletana. Al Solimena si attribuisce la tela raffigurante San Michele Arcangelo alloggiata sull'altare del capo destro della crociera, mentre sono di P.Gamba la tela di San Rocco firmata e datata 1755 posizionata sull'altare opposto, nella stessa navata, sull'altare di fondo si trova la tela della Madonna del Rosario e nella navata sinistra sull'altare di fondo è collocata la tela della Presentazione della Vergine al Tempio.
Nel 1986 sono stati portati a termine i restauri degli affreschi
(Nota7) di questo autore, contenuti nei pennacchi della navata centrale raffiguranti le Allegorie di undici Virtù, delle figure allegoriche che fanno da cornice agli altari dei due capi della crociera, dei medaglioni con Santi e Profeti contenuti in cornici ovali di stucco posizionati sulle lesene delle tre navate; del Trionfo della Croce posto sopra la tela del Solimena, e di Mosè che spezza le tavole della legge sul soffitto della sacrestia.
I dipinti murali più deteriorati risultavano essere quelli contenuti sulla parete della navata sinistra, la quale negli anni era stata interessata da infiltrazioni d'acqua piovana che causarono il rigonfiamento e in alcuni punti il distacco dell'intonaco. Nei pennacchi della cupola sono dipinti i quattro evangelisti di non nota attribuzione ma di epoca sicuramente più recente.
L'intera superficie della chiesa è stata recentemente ripavimentata con pianelle quadrate e rettangolari in cotto su cui risaltano gli scalini in pietra di alcuni altari e del presbiterio, tale pavimentazione sostituì quella a mattoni di cemento realizzata all'inizio del secolo XIX; durante questi ultimi lavori è stato probabilmente alzato il piano pavimentale creando una leggera pendenza, causando l'eliminazione di alcuni scalini.

Il campanile a pianta quadrangolare è posizionato sul lato sinistro della facciata e rispetto a questa rientrante di circa 100 cm, una parte del corpo è inglobato nella muratura della navata laterale sinistra, infatti internamente la campata interessata non presenta rientranze tra i due pilastri murali poiché tale spessore è occupato dal volume del campanile, la struttura è formata da quattro ordini, sottolineati da un cornicione in pietra, più la cuspide a base ottagonale. Solamente il primo ordine è sicuramente coevo alla costruzione settecentesca, che come il secondo presenta conci in pietra lavorata sugli spigoli e muratura in bozze di pietra; il terzo ordine presenta quattro monofore, una per ogni lato, mentre nel quarto ordine a pianta ottagonale si aprono otto monofore.
Durante il XIX secolo la struttura del campanile fu oggetto di diverse opere di manutenzione e di riparazione, in particolare nel 1818 fu ricostruito parte del piano ottagonale e parte della cupola danneggiati a seguito della caduta di fulmini, ma nel 1850 si documenta il crollo del campanile la cui entità non risulta chiara, (Nota 8) probabilmente le parti interessate furono il terzo e il quarto ordine e la cuspide, in seguito ricostruite.
(Nota 9)

(fonte sito web Ripamici)